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domenica 8 novembre 2015

Sándor Ferenczi: il terzo viaggiatore



Il viaggio del 1909 verso verso la Clark University di Worcester vedeva insieme a Freud e Jung, presi dalla loro vicariante interpretazione dei sogni, anche un terzo viaggiatore: Sándor Ferenczi. 

Ferenczi era un medico ungherese. Intraprese l’attività di psichiatra e lavorò in particolare con gli omosessuali (Bokanowski, 1997). Come psichiatra si era interessato all’ipnosi e ai meccanismi eziologici della nevrosi. Aveva letto le opere di Freud e Breuer sull’isteria, e anche L’Interpretazione dei sogni, ma non ritenne le idee di Freud eccezionali, fin quando non si avvicinò a Jung, grazie al suo interesse per i meccanismi di associazione sincronizzati. Jung invitò Ferenczi ad una rilettura dell’opera di Freud sul sogno, principalmente per l’interesse comune relativo ai fenomeni della rimozione, di cui Freud parlava nell’ultimo capitolo del suo lavoro.
Fu così che Ferenczi rivalutò l’opera e nel 1908 chiese un incontro a Freud (Bokanowski, 1997). Freud dimostrò interesse per il lavoro di Ferenczi e lo invitò al Primo Congresso di Psicoanalisi di Salisburgo. Alla conferenza parteciparono tra gli altri, Jung con il suo lavoro sulla dementia praecox, e Freud con la presentazione del caso clinico dell’uomo dei topi. Da quel momento in poi ebbe inizio una lunga collaborazione. 

Secondo Bokanowski (1997), Ferenczi partecipò durante il viaggio verso Worcester all’analisi dei sogni di Freud e Jung e alla fine del viaggio l’amicizia tra Freud e Ferenczi ne risultò rinsaldata – al contrario di quella tra Freud e Jung.
Tuttavia in un successivo viaggio in Italia sembrerebbe che Ferenczi si sia mostrato eccessivamente bisognoso e dipendente dall’approvazione di Freud, che associò la situazione alla precoce morte del padre di Ferenczi. Un altro episodio spiacevole tra i due riguarda le vicende sentimentali di Ferenczi, che s’invaghì prima di una donna sposata, poi della figlia di questa donna, che prese anche in analisi mettendo sé stesso e Freud in una posizione scomoda. 
 
Ferenczi, anticipò temi fondamentali quali l’introiezione, la scissione, e la frammentazione che verranno successivamente ripresi ed ampliati da Melanie Klein, di cui fu analista. Ferenczi analizzò anche Jones, sebbene questi, nella sua opera sulla vita di Freud, lo abbia accusato di instabilità emotiva (Jones, 1953). L’autore anticipò anche il concetto di oggetto transizionale, approfondito in seguito da Winnicott, e in generale i temi della relazione

Il sogno, per Ferenczi può essere considerato un ponte tra intrapsichico e intersoggettivo (Bolognini, 2000). Rispetto a questo tema, la grande innovazione dell’approccio di Ferenczi è data infatti dall’attenzione a temi meno “metapsicologici” o “topografici”, per focalizzarsi sul vissuto del paziente.
Ferenczi introduce anche dei cambiamenti fondamentali nella tecnica psicoanalitica, che tengono primariamente in considerazione l’analista in quanto persona che partecipa allo scambio con il paziente, e non più unicamente come schermo speculare attraverso cui si analizza soltanto il materiale proveniente dal paziente (Ferenczi, Rank, 1924). Queste innovazioni costeranno a Ferenczi l’esclusione dalla Società Psicoanalitica Viennese. 

Il sogno come elemento psichico dotato di senso psicodinamico, viene preso in considerazione da Ferenczi intorno al 1909. In quell’anno l’autore pubblica L’interpretazione scientifica dei sogni, un saggio in cui prende in esame, a partire dall’idea freudiana di sogno come elemento dotato di significato e appagamento di un desiderio represso, una serie di sogni di alcuni suoi pazienti, di cui analizza il significato. In quegli stessi anni anche Jung scrisse un lavoro analogo (L’analisi dei sogni), probabilmente questi scritti avevano lo scopo di divulgare la teoria freudiana nei paesi d’origine dei due autori

Nel lavoro del 1909 Ferenczi riporta gli elementi di base della teoria freudiana del sogno, quindi indica alcuni simboli: la serratura come simbolo della masturbazione femminile, l’armadio come simbolo dei genitali femminili, cadere dall’alto come declino etico o materiale, il corpo umano come una casa, sparare come atto del coito.
A tale proposito Ferenczi ripete la raccomandazione di Freud sull’uso delle libere associazioni e del simbolismo nell’interpretazione: non è possibile rifarsi ad un “libretto dei sogni” in cui trovare subito la spiegazione per ogni piccolo frammento, ma bisogna indagare il significato dei simboli mediante la collaborazione nelle associazioni con il paziente. 
Ferenczi a differenza di Freud – che utilizzò i propri sogni nell’esposizione della Traumdeutung – parte dall’analisi dei sogni dei propri pazienti, e non indugia nell’autoanalisi – perlomeno non pubblicamente – nonostante la ritenga un esercizio indispensabile per chiunque voglia studiare i processi inconsci. 
 
Dall’analisi dei sogni dei pazienti nevrotici Ferenczi ricava una conoscenza circa “il significato patologico e terapeutico dei sogni e della loro interpretazione” (Ferenczi, 1909, p. 58).
Secondo Ferenczi l’analisi di un soggetto nevrotico può essere accelerata da una felice analisi dei sogni. Mediante il sogno infatti possono essere scoperti “complessi” che nelle libere associazioni della veglia potrebbero restare inconsci a causa del regime più alto della censura durante il giorno.
Il sogno può essere in questo modo osservato come una via breve alla scoperta del sintomo nevrotico, che se portato alla consapevolezza può accorciare il percorso verso la guarigione.
Ferenczi propone anche la possibilità, accennata da Freud, di una significatività diagnostica dei sogni che vede realizzata in una futura “psicologia patologica del sogno che tratti sistematicamente le particolarità della formazione onirica nei casi di isteria, nevrosi ossessiva, paranoia, dementia praecox, nevrastenia, nevrosi d’angoscia, alcolismo, epilessia, paralisi, deficienza mentale ecc.” (Ferenczi, 1909, p. 58). 

L’autore dà anche qualche indicazione circa il rapporto tra paziente e analista con il sogno: l’analista non è soltanto un “catalizzatore”, ma un “motivo scatenante” del sogno (Ferenczi, 1909, p. 103). Il sogno infatti nasce dall’interazione tra paziente e analista e torna dal luogo in cui ha avuto origine. In questo senso Ferenczi sembrerebbe accennare al sogno di transfert.
Il contenuto onirico per Ferenczi ha valore non tanto per il suo contenuto, quanto per la qualità umorale e atmosferica che determina. In questo caso Ferenczi intende dire che il sogno dà informazioni fondamentali sulla modalità di funzionamento psicologico del soggetto all’interno di una situazione relazionale che ha determinato il sogno stesso. Ciò è molto evidente in Ferenczi che dà al sogno una valenza traumatolitica.
Il concetto di “traumatolico” (Ferenczi, annotazione del 23 marzo 1931) esprime una ulteriore differenziazione teorica di Ferenczi da Freud. Il significato del sogno, per Freud, riguarda la soddisfazione di un desiderio rimosso. Ferenczi invece rileva che nel sogno è possibile osservare la presenza di elementi sintomatici relativi a traumi vissuti nel passato. Il sogno viene in questo senso concepito da Ferenczi come traumatolitico, ovvero come elemento che costituisce un tentativo di soluzione dell’evento traumatico. 
Nel lavoro onirico l’obiettivo perseguito dall’analista è quindi quello di ripetere mediante l’analisi del sogno la passività che il soggetto ha sperimentato durante l’evento traumatico. Il fine terapeutico dell’analisi del sogno è quello di rendere accessibili le impressioni sensoriali. Ma l’interpretazione del sogno è solo un aspetto formale del lavoro analitico, poiché ciò che è considerato indispensabile è che il paziente riesca a rivivere affettivamente le emozioni, per poterle elaborare.
Ferenczi ritiene infatti che il focalizzarsi sull’eccessiva consapevolezza sia una resistenza all’analisi. 

Ferenczi postula l’esistenza di due possibilità per il sogno: nella prima si vive un’esperienza puramente emotiva, ovvero priva di contenuti ideativi (ciò è definito sogno primario), nella seconda (sogno secondario, sogno di deformazione) il trauma può giungere ad una soluzione. Il sogno secondario viene infatti deformato in senso ottimistico per poter accedere alla coscienza.
Borgogno (2000) spiega la funzione traumatolitica del sogno in questi termini
“La Traumdeutung di Freud è subito per Ferenczi una sorta di Traume-deutung, dove ciò che è traumatico è la quota di dolore presente in un’esperienza psichica che il paziente può aver registrato senza avere tuttavia gli strumenti adatti per riuscire a metabolizzarla. La funzione ‘traumatolitica’ dei sogni è di riproporre un’esperienza eccessivamente dolorosa nel tentativo di darne creativamente una soluzione migliore: una ripetizione che non è puramente istintuale, ma dell’Io, per questo sforzo di modificare la sofferenza in modo più economico e più vantaggioso. Tale punto di vista sarà prevalente nei suoi ultimi lavori laddove Ferenczi sottolineerà che la censura, nell’imporre una distorsione, “valuta sia l’entità del danno che la misura in cui l’individuo può sopportarlo, e ammette alla percezione solo quel tanto di forma e contenuto del sogno che risulta tollerabile, presentandolo, ove necessario, come adempimento di un desiderio (1931, in 1920-1932, p. 187)” (pp. 85-86). Il sogno è per Ferenczi soprattutto comunicazione della realtà psichica del paziente (Borgogno, 1997). Il sogno infatti risulterà incomprensibile se slegato da tale realtà. 

Le potenzialità del sogno sono quindi quelle di offrire al paziente la possibilità di narrare e integrare la propria storia nell’ambito dell’incontro con l’analista: feeling is believing - sentire è credere (Ferenczi, 1913).
I sogni per Ferenczi non riguardano soltanto un’espressione simbolica di tendenze inconsapevoli, ma il tentativo di working-throught di eventi attuali, i cui resti diurni, chiamati da Ferenczi (1934) “resti di vita” riguardano nello specifico l’analista in quanto egli è in grado di rianimarli. Spesso, infatti, le persone che giungono in analisi hanno bisogno di ritrovare il contatto con gli affetti, e la loro vita relazionale è impoverita a causa di una mancanza di contatto con le emozioni che hanno isolato (Borgogno, 1998).
In questo senso Borgogno (1997), scorge in Ferenczi il germe di una psicoanalisi volta all’intersoggettività. Ferenczi esprime la sua opinione sull’importanza della relazione terapeutica affermando: “si può guarire con tutte le tecniche possibili: con interpretazioni tanto paterne quanto materne, con spiegazioni teoriche, mettendo in rilievo la situazione analitica, e finanche con la vecchia, buona suggestione e l’ipnosi” (Ferenczi, 1926, p. 383); per il suo approccio alla relazione e la sua considerazione del mondo interno, verrà considerato un capostipite degli indipendenti britannici. 

Esempi di analisi di sogni:

Il sogno del “poppante sapiente” (1923)
Spesso i pazienti raccontano sogni in cui dei neonati o bambini piccolissimi o addirittura in fasce, sono in grado di scrivere con perfetto agio, di regalare a chi è a loro vicino parole profonde, di sostenere conversazioni colte, di tenere discorsi e così via. Il contenuto di questi sogni, sembra nascondere qualcosa di caratteristico. Una prima interpretazione superficiale del sogno fa venire fuori un concetto ironico della psicoanalisi, che, come si sa bene, dà più valore ed effetto psichico al vissuto della prima infanzia di quanto non si faccia abitualmente. Questa esagerazione ironica dell’intelligenza del bambino, non farebbe altro che esprimere chiaramente il dubbio sulle comunicazioni psicoanalitiche a questo proposito. Ma poiché fenomeni simili sono molto frequenti nei racconti, nei miti e nella tradizione religiosa, e sono spesso rappresentati concretamente nella pittura (il dibattito della Vergine Maria con i dottori
della Legge), credo che l’ironia qui agisca unicamente da intermediario per evocare ricordi più profondi e più gravi dell’infanzia del soggetto. Il desiderio di divenire sapiente e di superare i “grandi” in saggezza e conoscenza non sarebbe altro che un capovolgimento della situazione in cui si trova il bambino. Una parte dei sogni che rappresentano questo contenuto manifesto e che io ho potuto studiare sono illustrati dalla celebre frase del libertino: “Se soltanto avessi saputo fare un uso migliore dell’allattamento!”. Infine non dimentichiamo che un buon numero di conoscenze sono effettivamente ancora familiari al bambino, conoscenze che in seguito saranno sepolte dalla forza della rimozione. (Ferenczi, 1923 in Bokanowski, 1997, pp. 102-103). 

Scambio di emozioni nel sogno
Un signore di una certa età fu svegliato durante la notte da sua moglie, preoccupata di sentirlo ridere così smodatamente durante il sonno. Il marito le raccontò di aver fatto un sogno: “Ero a letto; un uomo che conoscevo è entrato in camera; ho cercato di accendere la luce, ma non riuscivo ad arrivarci; provavo e riprovavo, ma invano. Anche mia moglie si era alzata dal letto per venirmi in aiuto, ma neppure lei era riuscita a concludere qualcosa; così vergognandosi di trovarsi in camicia da notte alla presenza di questo signore, aveva finito per rinunciarci ed era tornata a letto. Tutto ciò era così comico che sono stato preso da riso irrefrenabile, mentre mia moglie continuava a ripetermi: “Ma perchè ridi così, cosa c’è da ridere?”. Io non riuscivo a smettere fino a quando lei non mi aveva svegliato”. L’indomani il sognatore era estremamente abbattuto e soffriva di un terribile mal di testa. “Sono state quelle risate incredibili che mi hanno sfinito”, diceva. Dal punto di vista analitico questo sogno sembra molto meno divertente. Il “signore di sua conoscenza” che era entrato, è nel pensiero latente del sogno “l’immagine della morte, evocata la sera precedente sotto il nome di ‘grande sconosciuto’”. Il vecchio signore che soffriva di arteriosclerosi aveva avuto la sera precedente occasione di pensare alla sua morte. Le risate irrefrenabili sostituiscono le lacrime e i singhiozzi all’idea che egli debba morire. La lampada che non riesce ad accendere è la lampada della vita. Questo triste pensiero è in rapporto a un recente tentativo di coito non coronato da successo in cui anche l’aiuto di sua moglie in camicia da notte non era stato di alcun aiuto; allora ha preso coscienza del fatto che ormai era sulla china discendente. Il sogno è riuscito a trasformare quel triste pensiero dell’impotenza e della morte in una scena comica e i singhiozzi in riso. Ugualmente si incontrano scambi di emozioni e scambi di gesti di espressione nelle nevrosi, oltreché nel corso dell’analisi sotto forma di “sintomi transitori”.
(Ferenczi, 1916, pp. 95-96). 

Come è possibile osservare dall’analisi di questi sogni, il modo di procedere di Ferenczi all’interpretazione è differente rispetto a quello freudiano. Esso si avvicina di più invece alle modalità suggerite da Jung e Rank. Ferenczi non suddivide minuziosamente il sogno nelle sue piccole componenti, ma lo considera nella sua interezza. Le associazioni e le informazioni che vengono fornite dal paziente, inoltre sono usate oltre che per essere esplorate, per confermare un significato attribuito, dunque l’attendibilità di un’interpretazione.

Il sogno è definito da Ferenczi memoria stratificata in movimento dinamico. Esso riguarda il presente e la ricerca di un Io vivibile, mediante l’esperienza dell’interazione psicoanalitica (Borgogno, 2000).
Esso è una comunicazione essenziale del paziente e può racchiudere in sé elementi fondamentali rispetto a ciò che viene “non detto” (verbalizzato). Mediante il sogno c’è la possibilità che questo materiale emerga in forma “sensoriale”.
Tutto ciò riveste un grosso valore nel momento dell’incontro tra paziente e analista, poiché, per Ferenczi, è esattamente questo il genere di materiale che costituisce un’analisi “riuscita”. 

Qui Ferenczi fa riferimento ad un approccio basato su un'evoluzione del concetto che Freud chiamava abreazione. Propone cioè un approccio leggermente diverso e quanto mai attuale del transfert: la possibilità di sperimentare emotivamente i contenuti traumatici in un contesto di ripetizione protetto. Secondo Ferenczi, infatti i sogni vengono raccontati alla persona a cui si riferisce il contenuto latente. Nello specifico, la persona dell’analista. L’analista è la sorgente esogena del sogno: il paziente registra tutti i movimenti inconsci dell’analista e li ripropone nel sogno. Un esempio evidente di questo processo è il caso di una paziente di Otto Rank, citata da Ferenczi (1926, p. 381): la paziente di Rank fotografa prontamente il narcisismo del suo analista nel volerle proporre, circa l’interpretazione di un sogno, la propria teoria sulla nascita. 
L’analista deve invece, nella relazione con il paziente, avere tatto nel proporre le sue interpretazioni, in modo che queste possano essere “digeribili” (Borgogno, 2000). Inoltre è necessario, secondo Ferenczi, mantenere un ascolto attento e profondo sul contenuto del sogno, volto ad una comprensione dei contenuti effettivamente affidati dal paziente all’analista; più che concentrarsi sul compito di trovare una conferma narcisistica della propria teoria o modello. E’ immediata, in questo senso, la sensazione che si riceve, dalla lettura delle opere di Ferenzi, di vivacità ed attualità nel modo di lavorare con i pazienti, nello specifico in relazione ai sogni.
L’importanza dell’evoluzione teorica del pensiero di Ferenczi ci viene confermata anche dall’unico passo indietro operato da Freud (1920) nella sua definizione di sogno: ovvero quello relativo alla possibilità che il sogno possa riguardare, oltre che l’appagamento di un desiderio rimosso, anche i contenuti traumatici

E’ possibile che l’attenzione sull’aspetto del trauma abbia fatto seguito agli avvenimenti storici che anche la psicoanalisi come disciplina, nella sua evoluzione, ha vissuto direttamente sulla propria pelle: ci riferiamo alle brutture della prima guerra mondiale; le discriminazioni razziali e i molti soldati e civili morti e feriti in guerra.
Questi eventi hanno sicuramente messo in evidenza l’urgenza di contenuti conflittuali che avevano a che fare più con la realtà, così come indica acutamente Ferenczi, rispetto alla considerazione di contenuti più strettamente intrapsichici, relativi all’infanzia e allo sviluppo di un funzionamento psicologico peculiare in adattamento – in maniera più circoscritta – alle circostanze familiari

Ferenczi in questo senso parla di frammentazione e nello specifico di scissione
La scissione non è prerogativa del sognatore, perchè è l’ambiente ad aver contribuito a determinarla e a continuare a favorirla impedendo agli eventi traumatici di essere rivissuti (Borgogno, 2000). Il sogno che per Ferenczi è memoria sepolta o revenants relativa anche alla propria storia familiare, è invece l’accadimento psichico principale in cui si determina la dissociazione: Ferenczi ne parla come di morte psichica e affettiva, in cui il contatto umano con l’esperienza traumatica è allontanato per mezzo di difese autistiche estreme (Borgogno, 2000). Come risposta a queste formazioni psichiche di blocco, Ferenczi propone un maggior calore e una maggiore partecipazione da parte dell’analista, così come una maggiore fiducia nella “reversibilità dei processi psichici” (1932, p. 279). 
Nella nota del 10 agosto 1930 Ferenczi indica come la dissociazione si manifesta nel paziente: dalla sensazione di aver reciso o perduto la testa, alla vertigine, dall'essere travolti da un ciclone, alla proiezione su oggetti non umani. La scissione è descritta invece come una lacerazione subita. 

Secondo Borgogno (2000) l’analisi deve offrire un contenitore al sognatore in modo da poterlo scongelare, farlo rientrare nella sua pelle, superare la passività e l’anestesia. L’analista deve accogliere la regressione del paziente e assumersi la responsabilità del suo dolore psichico, aumentando l’ascolto e il coinvolgimento e indossando i suoi stessi panni prima di lui (Borgogno, 2000). Egli deve credere alle percezioni del sogno del paziente ed esplorarle soprattutto emotivamente. In questo modo, si consentirà al paziente di risperimentare il trauma, e trovare quindi una connotazione più consona a tale vissuto nel bagaglio della propria esperienza di vita. 

Per Ferenczi in tal senso, l’analista si pone “alla pari” del paziente e non in posizione gerarchica (superiore). Il suo ruolo consiste nell’avvicinare il paziente con sensibilità e rispetto, e discernere tra le identificazioni portate dal paziente. 
Sugli elementi della personalità del paziente in relazione “a chi sta parlando” dentro di lui, si può ravvisare anche un’anticipazione dei temi cari ai teorici delle relazioni oggettuali: l’introiezione e proiezione nella costruzione dell’identità (Borgogno, 2000). 

I temi introdotti da Ferenczi anticipano i paradigmi teorici di molti autori a venire. I limiti del suo approccio appaiono sostanzialmente legati alle sue stesse questioni irrisolte: nella mutua analisi forse Ferenczi cercava un appoggio per sé stesso e una risoluzione ai conflitti di dipendenza che rimanevano aperti in lui. 
Tale richiesta non venne esaudita da Freud in seguito alla richiesta di aiuto personale di Ferenczi

lunedì 13 aprile 2015

Di Jonathan Shedler - La relazione terapeutica nella terapia psicodinamica rispetto a quella CBT (cognitivo-comportamentale)

I primi legami d'attaccamento costituiscono un modello per le relazioni successive.
Come risultato di ciò, ripetiamo questi modelli nelle nostre relazioni per tutta la vita. Poiché sono presenti sin dall'inizio, questi pattern possono essere per noi invisibili come lo è l'acqua per un pesce.
Tuttavia essi danno forma al nostro destino.

La terapia comprende una relazione, e i pazienti portano al suo interno la propria sagoma e i propri pattern. Come terapeuti, entriamo nel campo gravitazionale dei modelli relazionali problematici dei pazienti, facendo esperienza e partecipando ad essi. Attraverso il riconoscimento della nostra inevitabile partecipazione a questi modelli, possiamo aiutare i nostri pazienti a capirli e rielaborarli.

Questa è una terapia che cambia la vita. Questo è il cuore della terapia psicodinamica.

Caroline, una donna sulla trentina, è elegante, colta, di successo. Si presenta con un portamento regale e assomiglia e si veste con abiti simili a quelli di una modella di Vogue. E' corteggiata dal tipo di uomini che la maggior parte delle donne può solo fantasticare di avere. Eppure è sola. Non  è stata capace di mantenere una relazione intima e soffre di attacchi di depressione.
Kate Moss, top model e icona di stile, su una copertina di Vogue Brasile.
Caroline ha fatto diversi tentativi di terapia. Racconta che, purtroppo, non è mai cambiato davvero nulla, e che i terapeuti finiscono sempre per desiderare di ottenere la sua approvazione.

I colleghi addestrati in CBT e altre terapie "evidence-based" raramente attribuiscono un significato al commento di Caroline sulle sue precedenti relazioni terapeutiche. Alcuni azzardano che Caroline può aver bisogno di un terapeuta molto "sicuro" che non si senta intimidito dai suoi sguardi, il suo successo, o il suo status sociale.

Da un punto di vista psicodinamico, è irrilevante se il terapeuta di Caroline è sicuro o insicuro a livello personale. Lei non ha bisogno di un terapeuta sicuro. Ha bisogno di un terapeuta con sufficente consapevolezza di sé e coraggio da notare quella botta di insicurezza che si prova in presenza di Caroline, e gestirla come informazione, utilizzandola al servizio della comprensione.

Tale terapeuta potrebbe dire: "Sai, sei venuta qui per ricevere il mio aiuto eppure in molte delle nostre interazioni, sono consapevole di provare la vaga sensazione di volerti impressionare o guadagnare la tua approvazione, che chiaramente non ti aiuta affatto. Sto cercando di capire che significa, e se potrebbe essere una finestra su cui affacciarsi per comprendere qualcosa di importante a proposito delle tue relazioni, più in generale. Forse questo è qualcosa di familiare per te".

Mr. Quinn, autore della statua raffigurante Kate Moss afferma di averla vista come una "moderna afrodite". Kate ha commentato che la statua sembrerebbe elevarla a mito ma ha anche affermato di amarla particolarmente perchè stabilisce una differenza netta tra com'è realmente e come appare. Per l'intervista vedi: http://www.telegraph.co.uk/news/celebritynews/3122144/Kate-Moss-gold-statue-unveiled-at-British-Museum.html

E lì, la terapia vera e propria può iniziare.

Caroline non avrebbe potuto descrivere cosa è andato storto nelle sue relazioni: ciò che ha fatto per cercare di attirare vicino a sé le persone è proprio ciò che preclude reciprocità e intimità.
Le donne erano invidiose o rispettose. Gli uomini la vedevano come una potenziale conquista, o "out of their league" - al di fuori della loro portata. In entrambi i casi, ogni tipo di legame intimo era impossibile.

Caroline non era in grado di comunicare questo al suo terapeuta; lei lo mostrava.
Ciò che il paziente fa nella stanza con il terapeuta rivela pattern relazionali che durano da tutta una vita.  Nella relazione terapeutica, questi modelli possono essere riconosciuti, compresi, e rielaborati.

Questo è fondamentale per la terapia psicodinamica e assente in altri tipi di terapie.

Un importante autore e leader teorico della CBT ha scritto un articolo su miti e realtà della CBT. Un mito, secondo questo autore, è che la CBT minimizza l'importanza della relazione terapeutica. Per mostrare che non è così, ha spiegato che i terapeuti CBT "fanno molte cose per costruire una forte alleanza. Ad esempio, lavorano in collaborazione con i clienti...chiedono un feedback...e si comportano come esseri umani autentici, caldi, empatici, interessati, premurosi".

Questo è il tipo di rapporto che mi aspetterei di ricevere dal mio parrucchiere o dall'intermediario immobiliare. Da uno psicoterapeuta, mi aspetto qualcosa di diverso. L'autore CBT sembrava non avere idea che la relazione terapeutica fornisce una speciale finestra sul mondo interno del paziente, o un laboratorio relazionale e un santuario in cui i pattern di tutta una vita possono essere riconosciuti e compresi, e altri, nuovi, creati.

Alcuni pazienti possono sentirsi soddisfatti con terapeuti che "collaborano" durante lo svolgimento di una terapia seguendo un manuale di istruzioni (si può leggere un blog di Jonathan Shedler sulla terapia "manualizzata" qui). Coloro che vogliono cambiare il loro destino vorranno un terapeuta con consapevolezza di sé, conoscenza, e coraggio per osservare e parlare di ciò che conta.

Jonathan Shedler, Ph.D ( http://jonathanshedler.com/ ) è Professore Associato presso la University of Colorado School of Medicine. Insegna e conduce laboratori per il pubblico professionale nazionale e internazionale e fornisce consulenza clinica e supervisione ( http://jonathanshedler.com/consultation/ ) in teleconferenza a professionisti della salute mentale in tutto il mondo.

fonte: https://www.psychologytoday.com/blog/psychologically-minded/201503/the-therapy-relationship-in-psychodynamic-therapy-versus-cbt

domenica 5 ottobre 2014

Narcisismo e analisi del Sè. Trasformazioni terapeutiche nell'analisi di personalità narcisistiche (Kohut, H., 1971).


(articolo redatto da: Alessia D'Alterio; Antonietta Madia)



Alcuni concetti chiave:

Amore oggettuale: c’è differenza tra le dinamiche oggettuali e quelle narcisistiche. La personalità si forma mediante l’interiorizzazione della libido narcisistica investita sull’oggetto-sé. La libido narcisistica svolge un ruolo anche nei rapporti oggettuali ed è un carburante per molte attività socioculturali come la creatività. Un esempio della differenza tra amore narcisistico e oggettuale riguarda il caso emblematico della personalità dipendente, la quale non ricerca l’oggetto della sua dipendenza in quanto tale ma per le funzioni che essa svolge e che non è in grado di adempiere in quanto non si è stabilita una sufficiente struttura superegoica. Gli oggetti ricercati in questo caso non sono dunque né desiderati, né riconosciuti come oggetti in senso pulsionale (ovverosia investiti di libido in sé), bensì essi sono necessari in quanto pezzi del Sé dell’individuo non interiorizzati. I disturbi narcisistici possono essere molto precoci e rivelare una debolezza strutturale massiva, possono riguardare il periodo pre-edipico interferendo con lo sviluppo della struttura di neutralizzazione (Io), o edipici configurandosi sottoforma di una struttura superegoica carente e alla ricerca continua di oggetti esterni di validazione.

Traslazione idealizzante: si parla di traslazione idealizzante in relazione alla perfezione narcisistica totale dell’oggetto-sé arcaico onnipotente e idealizzato e alla sua riattivazione nel contesto analitico. Lo sviluppo psichico non si esaurisce nell’investimento mediante pulsioni: la mente tende a sovrapporre esperienze analoghe di oggetto-sé riattivate nel transfert e le idealizzazioni lasciano un’impronta duratura nella personalità.

Io-Sè: una delle maggiori innovazioni teoriche introdotte da Kohut riguarda una differenziazione tra le strutture già note dal lavoro metapsicologico di Freud nella seconda topica e la definizione di un nuovo concetto: il Sé. I due vertici di osservazione psicoanalitici dell’evoluzione psichica non sono alternativi, bensì possono essere considerati in maniera parallela anche se gerarchica. Mentre l’evoluzione dello sviluppo funzionale dell’Io è conseguente a quello del Sé, non si può dire il contrario, in quanto il Sé costituisce una costellazione psicologica organizzata di base che determina in maniera drammatica qualsiasi tipo di esito successivo, anche pulsionale. La focalizzazione analitica dall’aspetto pulsionale a quello narcisistico vira anche l’attenzione dell’osservatore o studioso in senso sociologico: i tempi sono cambiati e ciò a cui assistiamo nella clinica non è più l’Uomo colpevole freudiano che punta alla soddisfazione pulsionale, bensì l’Uomo tragico volto disperatamente alla ricerca e alla realizzazione del proprio Sé.

Nevrosi di traslazione: riguarda la lotta tra le pulsioni infantili e le forze interne che vi si oppongono. In questa circostanza l’analista come figura di traslazione, non è sperimentato nell’ottica di un rapporto interpersonale, bensì come portatore di strutture endopsichiche inconsce (ricordi inconsci) dell’analizzando (Es.: un paziente racconta di non aver pagato il biglietto dell’autobus per arrivare in seduta. Egli nota che il volto dell’analista è serio mentre lo saluta. In questo caso l’analista come figura di traslazione è un’espressione del Super-io[1] inconscio dell’analizzando).

Sé grandioso: nella concezione dello sviluppo psichico kohutiana, il narcisismo assume valore centrale. Il Sé grandioso è definito contemporaneamente all’IPI come struttura arcaica di quello che sarà poi il Sé maturo. Il rapporto con l’ambiente reale (la madre) determinerà pertanto gli esiti di quello che è stato precedentemente definito da Freud (1914) narcisismo primario. La possibilità del bambino di concentrare su se stesso tutta la perfezione e il potere, consentirà lo sviluppo di un livello libidico narcisistico adeguato allo sviluppo di un Sé vitale e coeso e, in definitiva, di una personalità integra e sana.

Empatia: Capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro. Con questo termine si suole rendere in italiano quello tedesco di Einfuhlung. In estetica, il termine indica un tipo di percezione vissuta antropomorficamente di fronte a oggetti: una colonna sottile che regge un grosso capitello può suscitare un senso di disagio, di squilibrio, di sforzo. Questi fenomeni sono stati studiati da T. Lipps (1903) come emozioni estetiche. L’empatia è la capacità di comprendere a pieno lo stato d'animo altrui, sia che si tratti di gioia, che di dolore. Empatia significa sentire dentro ed è una capacità che fa parte dell’esperienza umana ed animale. Si tratta di un forte legame interpersonale e di un potente mezzo di cambiamento. Il concetto può prestarsi al facile riduttivismo mettersi nei panni dell’altro, mentre invece significa andare non solo verso l’altro, ma anche portare questi nel proprio mondo. Essa rappresenta, inoltre la capacità di un individuo di comprendere in modo immediato i pensieri e gli stati d'animo di un’altra persona. L’empatia è dunque un processo: essere con l’altro. L’empatia costituisce un modo di comunicare nel quale il ricevente mette in secondo piano il suo modo di percepire la realtà per cercare di far risaltare in sé stesso le esperienze e le percezioni dell’interlocutore. È una forma molto profonda di comprensione dell’altro perché si tratta d’immedesimazione negli altrui sentimenti. Ci si sposta da un atteggiamento di mera osservazione esterna (di come l’altro appare all’immaginazione) al come invece si sente interiormente (con quell'esperienza di vita, con quelle origini, cercando di guardare attraverso i suoi occhi).

Traslazione narcisistica: in maniera differente rispetto alla traslazione nevrotica in questo caso l’analista non funge da schermo per la proiezione della struttura interna dell’analizzando come avviene di norma nelle nevrosi, bensì egli diventa una “continuazione diretta di una realtà primitiva che era troppo distante, troppo rifiutante o troppo instabile per essere trasformata in una solida struttura psicologica” (Kohut, 1959, p. 17). Ovverosia rimette in moto lo sviluppo narcisistico del Sé del paziente, dal livello in cui esso è rimasto bloccato. Una differenza che si osserva nei pazienti con problematiche principalmente narcisistiche rispetto ai pazienti nevrotici – o anche nei pazienti nevrotici stessi che ad ogni modo secondo Kohut devono essere trattati secondo le innovazioni scientifiche della Psicologia del Sé –, è possibile differenziare la qualità conflittuale nevrotica rispetto a quella narcisistica della tematica presentata in analisi mediante il tipo di angoscia manifestata. Quando questa concerne un fatto preciso, delimitato e concreto, essa è manifestazione di nevrosi, mentre quando l’angoscia è diffusa, ciò è indicatore di una maggiore compromissione patologica che riguarda la coesione di base del Sé, e spesso la sensazione che si ha all’ascolto di questi pazienti è di senso di soffocamento e noia.

Kohut fornisce una panoramica rispetto agli effetti specifici e aspecifici dell’elaborazione della traslazione narcisistica.
Il cambiamento aspecifico più importante riguarda la maggiore capacità di amore oggettuale.
I fattori specifici invece riguardano tutti strettamente l’ambito del narcisismo (empatia, creatività, saggezza e umorismo).

Accrescimento ed espansione dell’amore oggettuale

1) Costituisce una mobilitazione libidica secondaria resa possibile in conseguenza della riattivazione dei legami affettivi che erano precedentemente inaccessibili a causa del muro regressivo del narcisismo.
Il Sé si apre al mondo esterno ed esce dall’isolamento in virtù della maggiore libido idealizzante ora disponibile a depositarsi sugli oggetti.

2) L’accresciuta capacità di amore oggettuale del paziente narcisista è collegata anche in maniera diretta all’elaborazione dell’area primaria della psicopatologia, ovverosia del narcisismo. Gli investimenti oggettuali sono più profondi a livello emotivo rispetto a quanto lo fossero in precedenza. L’investimento oggettuale, se non era già presente in precedenza verrà mobilitato dall’analisi.
L’investimento libidico oggettuale è facilitato dalla maggiore libido idealizzante resa disponibile dall’elaborazione del narcisismo.
Tale genere di progresso deriva dall’elaborazione sistematica della traslazione idealizzante.
Il risultato del maggiore investimento oggettuale con cariche idealizzanti, produce una maggiore intensità nell’esperienza erotica del paziente sia che essa riguardi la relazione amorosa con un altro essere umano, che la devozione ai suoi impegni e doveri.
Ora sarà possibile gestire in maniera più equilibrata le cariche libidiche: la componente narcisistica dell’amore totale è relativa, essa contribuirà all’esperienza d’amore del soggetto, ma gli investimenti libidici centrali mobilitati saranno di tipo oggettuale.
La maggiore disponibilità degli investimenti oggettuali non indica comunque che il narcisismo messo in moto dalla situazione analitica (libido sul Sé) si sia trasformato completamente di fatto in amore oggettuale, tutt’al più questa maturazione è dovuta alla libido oggettuale che era già presente, ma che era stata rimossa.
Questo tipo di configurazione riguarda il risultato terapeutico dei settori definiti da Kohut di “psicopatologia secondaria” ovverosia la nevrosi di traslazione, in un paziente che soffre in via primaria di un disordine narcisistico della personalità.
Kohut ribadisce il doppio registro già delineato in precedenza rispetto alla metapsicologia e quindi alle possibilità di cura: da un lato c’è la condizione narcisistica e le vicende del Sé, dall’altro l’Io e il destino delle sue strutture.
L’attenzione alla questione narcisistica tuttavia è centrale e fondamentale e deve essere, secondo Kohut (1971, 1977), prioritaria rispetto alla considerazione dei conflitti pulsionali, in quanto i benefici dell’analisi delle problematiche narcisistiche determinano anche, in conseguenza, il buon esito della strutturazione delle funzioni dell’Io.
La possibilità di amore oggettuale, passa attraverso l’investimento libidico del Sé e la sua coesione. Un sé coeso può investire gli oggetti libidici delle proprie pulsioni, mentre un Sé non integro o frammentato, blocca le proprie capacità di investimento ad un livello tale che i moti oggettuali pulsionali saranno preclusi o immaturi.

3) Un risultato aspecifico dell’analisi sistematica del narcisismo è anche l’accresciuta capacità di amore oggettuale dovuta alla maggiore forza del Sé, ovverosia alla maggiore coesione e delimitazione dei confini del Sé al di là dei suoi investimenti. Così come l’Io accresce la sua capacità di gestire una varietà di compiti professionali alla maggiore coesione del Sé, l’Io diventa centro esecutore della maggiore capacità di amore oggettuale. Dice Kohut (1971, p. 286): “Quanto più sicura è una persona riguardo alla possibilità di essere accettata, quanto più certo è il suo senso di chi egli sia, e quanto più interiorizzato è il suo sistema di valori, tanto più egli riuscirà ad offrire il suo amore con fiducia e in maniera efficace (a estendere cioè i suoi investimenti libidico-oggettuali) senza un’indebita paura di essere rifiutato e umiliato”. 

Sviluppi progressivi e integrativi dell’ambito narcisistico

Kohut si riferisce ai risultati del trattamento psicoanalitico dei disturbi narcisistici affermando che è in quest’ambito che avvengono i risultati più significativi e determinanti. Essi riguardano:
1)             L’imago parentale idealizzata che viene integrata nelle strutture dell’Io e del Super-io: a) man mano che gli aspetti pre-edipici precoci arcaici sono abbandonati vengono interiorizzati in forma neutralizzata e diventano parte della struttura dell’Io che resta adibita a tali funzioni (neutralizzazione, controllo e incanalamento). Il paziente infatti inizialmente è in grado di svolgere queste funzioni solo se si sente fuso e unito all’analista idealizzato; b) gli aspetti preedipici tardi ed edipici dell’imago parentale idealizzata vengono quindi abbandonati, interiorizzati e depositati nel Super-io. Il Super-io diventa una fonte di comando e guida interna, di approvazione stimolante, di maggiore integrazione dell’Io e dell’omeostasi narcisistica, che il paziente in precedenza godeva solo se si sentiva legato all’analista idealizzato e corrisposto.
2)             Il Sé grandioso che produce un’integrazione sia della grandiosità infantile che della libido esibizionistica arcaica: a) la prima viene integrata nelle ambizioni e negli scopi della personalità conferendo vigore ai moti maturi della personalità e sensazione di avere diritto al successo. Questo sentire da conquistatore (Freud 1917, p. 14; 1953, p. 29) è un derivato addomesticato dell’assolutismo solipsistico della psiche infantile; b) la seconda viene anch’essa neutralizzata dalle mete infantili di soddisfacimento per fluire nelle mete adattate e socialmente importanti della realtà adulta. L’esibizionismo che era causa di vergogna diventa fonte di autostima e di piacere sintonico all’Io.
3)             L’elaborazione della traslazione narcisistica è dunque una conquista che riguarda la personalità totale, ma dipende dalla mobilitazione delle posizioni narcisistiche arcaiche.

Empatia

E’ descritta da Kohut come una modalità conoscitiva adatta alla percezione di configurazioni psicologiche complesse.
L’Io utilizza l’empatia quando deve raccogliere dati psicologici, mentre usa modalità non empatiche per raccogliere dati di differente natura, ovverosia non inerenti la vita interiore dell’uomo (vedi Freud 1915c per differenza tra campo psicologico e non psicologico). Ci sono diversi tipi di disturbi che riguardano l’uso dell’empatia alcuni più gravi, altri minori.

I disturbi gravi dell’empatia sono distinti da Kohut in due gruppi:
1)             Uso improprio dell’empatia nell’osservazione di aree esterne al campo dei dati psicologici complessi. Utilizzare l’empatia per osservare dati non psicologici porta ad una percezione erronea della realtà, prerazionale, animistica, manifestazione di infantilismo percettivo e conoscitivo. Anche nella psicologia scientifica l’empatia non conduce da sola alla spiegazione dei dati psicologici. Bisogna analizzare le interconnessioni causali in termini lontani dall’osservazione (Hartmann, 1927). Se l’empatia si espandesse dalla raccolta di dati alla fase esplicativa della psicologia scientifica – definita verstehend ovvero comprensiva (Dilthey, 1924; Jaspers, 1913) e non erklärend cioè esplicativa – ciò equivarrebbe a una regressione sentimentaleggiante alla soggettività ovverosia un infantilismo conoscitivo nell’ambito delle attività scientifiche umane.
2)             Uso improprio dell’empatia nell’osservazione di aree riguardanti il campo dei dati psicologici complessi. Non utilizzando l’empatia in questi casi la realtà psicologica viene letta in senso meccanicistico ed inanimato. In questa categoria cadono i difetti più gravi dell’empatia ovvero quelli di natura primaria, dovuti a fissazioni o regressioni narcisistiche, nell’area degli stadi arcaici dello sviluppo del Sé. Quest’ultimo genere di mancanza di empatia è ricondotto da Kohut a disturbi precoci del rapporto madre-bambino, dovuti a freddezza emotiva della madre o insensibilità congenita del bambino o ancora, mancanza di coerenza nel rapporto. Questo tipo di problematica porta anche al fallimento nell’istaurarsi dell’imago parentale idealizzata, al blocco delle prime fasi di relazione empatica tra madre e bambino e all’iperinvestimento degli stadi primitivi del Sé corporeo (autoerotico) e del Sé grandioso, anch’esso bloccato per carenza delle necessarie risposte di ammirazione da parte della madre.

Ci sono poi una serie di disturbi minori o secondari dell’empatia. Kohut fa l’esempio dell’incapacità da parte di allievi in fase di training psicoanalitico di essere empatici nei confronti dei loro pazienti. Questa mancanza di empatia si configura come un’inibizione difensiva ed è una formazione reattiva contro la percezione animistica del mondo che viene rimossa oppure più frequentemente isolata e scissa. Secondo Kohut essa, ed è tipica delle personalità ossessive.

Risposte emotive e soggettive ai sentimenti altrui e valutazione oggettiva ovvero scientifica dei dati psicologici. L’empatia è a volte considerata simile all’intuizione, ciò porta a stabilire un illegittimo contrasto tra risposte emotive e soggettive ai sentimenti altrui e valutazione oggettiva. L’intuizione tuttavia non è strettamente correlata all’empatia: essa riguarda una serie di operazioni che vengono svolte molto velocemente da un medico, così come da come un computer che vaglia in breve tempo diverse combinazioni; tuttavia essa si differenzia dai giudizi non intuitivi soltanto per la sua velocità. La psicoanalisi ha consentito di utilizzare l’empatia intuitiva degli artisti e dei poeti nel campo della ricerca scientifica. Tuttavia lo psicoanalista deve essere capace di comprensione empatica così come di abbandonare tale tipo di comprensione, questo tipo di capacità di oscillazione tra le due posizioni consente di raccogliere i dati psicologici utili e di poterli poi analizzare per spiegarli. Questo tipo di oscillazione rispecchia la configurazione pratica/teoria: c’è bisogno di insight e dell’ampiezza dell’esperienza emotiva umana così come del lavoro teorico.
Un compito specifico dell’analisi didattica è pertanto quello di sciogliere le posizioni narcisistiche dell’analizzando nei settori legati alle capacità empatiche, fino a raggiungere un dominio dell’Io per il quale egli ha acquisito la capacità autonoma di adoperare o abbandonare la posizione empatica a seconda delle esigenze professionali.
La capacità empatica aumenta in conseguenza alla mobilitazione del narcisismo arcaico congelato, mentre diminuisce la capacità intuitiva che è una sostituzione del desiderio di onniscienza e del pensiero magico con la logica. La possibilità di abbandonare il dominio dell’intuizione implica la possibilità di sopportare i ritardi imposti dall’osservazione attenta dei dati. Eccezione a questo processo riguarda le personalità che avevano opposto forti formazioni reattive contro il pensiero magico e la propria onniscienza (due caratteristiche tipiche del narcisismo arcaico): esse diverranno maggiormente razionali ma più veloci, e si baseranno maggiormente sul preconscio invece di elaborare lungamente e faticosamente i dati.

La mobilitazione del narcisismo arcaico determina comunque una espansione delle capacità empatiche che è sempre autentica: per quanto riguarda l’oggetto idealizzato, esso aumenta l’empatia nei confronti degli altri, nel caso del Sé grandioso, soprattutto l’empatia nei confronti di sé stessi.
Questo obiettivo dell’analisi può essere oggetto di resistenze che bloccano il progresso analitico oppure lo capovolgono contemporaneamente una volta che esso è stato raggiunto.
Come illustrato da Kohut nel cap. 11, ci sono varie resistenze che si oppongono allo sviluppo dell’empatia nel corso della sua acquisizione. Tali resistenze possono presentarsi allo stesso modo nella situazione analitica.
Nel caso in cui il disturbo empatico è legato ad una mancanza di empatia nei genitori (essa è difettosa o inattendibile) il bambino cerca espedienti per tenere gli altri a distanza in modo da proteggersi dalla delusione di non essere compreso o ricevere risposte adeguate (vedi cap. 1 su personalità schizoide). In questo caso particolare la psiche del paziente si sentirà esposta a due tipi di pericoli:
1)             oltre al piacere il paziente avvertirà una sensazione spiacevole di eccitamento e stimolazione, seguito da un’angoscia suscitata dal timore di fusione regressiva che può manifestarsi sotto forma di illusione temporanea di identità corporea e porta al tentativo di contenere o scaricare le tensioni sessualizzandole in maniera grossolana (vedi cap. 8 su stati traumatici).
2)             Si determinano resistenze legate a paure di passività, specialmente per gli uomini come rischio di sottomissione.
Queste paure nascono dalla comprensione che l’analista è un essere umano capace di reagire con emozioni ed empatia all’analizzando.
La protezione dell’isolamento narcisistico e il pericolo che comporta rinunciare a questa sicurezza vengono descritti da Kohut nel sogno del signor Q. Questo paziente aveva perso la madre nella prima infanzia e a seguire anche altre figure materne.

“Sognò che era solo in casa e che guardava fuori dalla finestra; accanto a sé aveva il suo equipaggiamento da pesca. Attraverso la finestra vedeva numerosi bei pesci, grandi e piccoli, che nuotavano tutt’intorno, e provava il desiderio di andare a pescare. Si rendeva conto però che la sua casa era in fondo al lago e che non appena avesse aperto la finestra per pescare, l’intero lago avrebbe invaso la casa e l’avrebbe sommerso” (Kohut, 1971, p. 295).

Altre resistenze possono manifestarsi come rifiuto della comprensione dell’analista che si suppone piena di condiscendenza: l’empatia accompagnata da un atteggiamento di cura diretta attraverso la comprensione amorevole può essere autoritaria e noiosa ovvero poggiare sulle irrisolte fantasie di onnipotenza dell’analista.
Seppure l’analista sia attento all’uso dello strumento empatico utilizzandolo come forma di comunicazione appropriata, il semplice fatto che il paziente acconsenta ad essere compreso e corrisposto empaticamente lo lascia esposto alla paura arcaica delle delusioni precoci. Egli può pertanto diventare sospettoso, sentirsi manipolato dall’analista etc. Questi atteggiamenti paranoidi in genere durano poco e vengono risolti nell’interpretazione genetica e dinamica. Qualunque sia l’esito delle resistenze ad ogni modo un accrescimento delle capacità empatiche verso gli altri e l’accettazione che anche gli altri possano comprendere maggiormente sentimenti, desideri e bisogni si può osservare con grande regolarità nei pazienti narcisisti.



Creatività
Sostanzialmente Kohut intende per creatività lo sbocco che si apre agli investimenti narcisistici che vengono trasformati nel corso di un trattamento psicoanalitico.- investimenti narcisistici che prima del trattamento psicoanalitico erano congelati nell’area del Sé grandioso e dell’imago parentale idealizzata.
A riguardo, il primo quesito che Kohut si pone è quale sia il parametro che ci porta ad individuare quali siano le attività creative, se solo quelle artistiche o anche quelle scientifiche.
Una prima netta distinzione è quella di considerare la Scienza come la scoperta di Formazioni già preesistenti e l’Arte come introduzione nel mondo di nuove configurazioni.
Ma questa differenziazione non è poi così netta perché:
1)             Le scoperte scientifiche non descrivono solamente fenomeni esistenti in quanto la successiva operazione dello scienziato è quella di incanalare in una certa direzione specifica lo sviluppo scientifico;
2)             Altresì per il genio artistico che potrà determinare non solo un nuovo stile ma anche la direzione in cui si svilupperà.
Ma dobbiamo tenere presente anche:
1)             Che la scienza si sarebbe potuta svolgere in una direzione diversa, da quella in cui di fatto si è sviluppata - la nostra comune concezione scientifica è quella di credere che la scienza può svilupparsi solo nel modo che di fatto constatiamo ed in merito, gli scritti del fisico Alexander Koyrè ci dimostrano i procedimenti artistici eseguiti nel campo della fisica;
2)             Allo stesso modo non dobbiamo trascurare il fatto che alcune opere artistiche sono il riflesso di qualcosa che è preesistente.
Ma se paragoniamo le opere Artistiche e quelle Scientifiche all’interno di uno schema oggettivo riserveremo l’attributo di creatività solo a quelle artistiche; e solo in senso metaforico a quelle scientifiche.
Ma se proviamo a passare da un discorso generale ad uno più particolare che ci porta ad un confronto tra le due personalità prese  in esame valuteremo che:
1)             La personalità dell’artista (rispetto allo scienziato) in linea generale, possiede investimenti narcisistici che tendono ad essere meno neutralizzati e la sua libido esibizionistica si sposta tra sé e il suo prodotto investito narcisisticamente con una fluidità maggiore che nello scienziato. Sempre in linea generale, possiamo dire che un controllo rigido dell’esibizionismo di un artista potrebbe interferire con la sua performance. D’altra parte invece l’emergere di istanze grandiose ed esibizionistiche di un Sé grandioso ed arcaico sarebbe un forte ostacolo ad una corretta produzione scientifica.
A questo riguardo fa riferimento l’esempio del rapporto epistolare tra Freud e Fliess, in cui traspare l’esibizionismo giovanile di Freud e al contempo il controllo su ogni sua spinta verso il compiacimento, attraverso il rifiuto a partecipare a feste date in suo onore, o alla sua presa di distanza dal  carattere magico ed ipocrita dei messaggi di congratulazioni che gli giungevano.
L’esempio di Freud serve da traccia per osservare la curva di sviluppo di un grande scienziato: essa sembrerebbe rivolta poco alla stimolazione della propria persona, limitandosi all’investimento libidico neutralizzato ed inibito alla meta.
La differenza tra l’artista e lo scienziato diventa ancora più evidente quando osserviamo che un’opera artistica ultimata è intoccabile perché legata strettamente alla personalità dell’autore; mentre se uno scienziato ha formulato  la sua teoria che successivamente viene integrata o revisionata in parte da un altro scienziato non vi sarebbero i margini d’infrazione proprio perché l’opera scientifica porta in se un carattere di indipendenza dal suo ideatore.
Ma al di la di queste considerazioni che hanno un carattere della generalità, è vero anche che ci sono scoperte scientifiche che vengono fuori con il segno di una vera e propria opera d’arte e altresì nel campo dell’arte ci sono capolavori compiuti da anonimi che contraddicono l’affermazione in cui l’operatore è inestricabilmente legato al suo creatore.
A paragone con lo scienziato l’artista investe la sua opera con la libido narcisistica meno neutralizzata e resta identificato con il suo prodotto.
Le attività artistiche e scientifiche che vengono fuori durante il processo analitico di  disordini narcisistici sono comunque fenomeni analoghi e ricoprono un ruolo analogo nel processo psicoanalitico.
L’ondata di attività creative non di rado sopravviene come misura di emergenza perché l’Io deve fronteggiare la libido narcisistica precedentemente rimossa e quindi ha breve durata (vedi Kohut - il caso della signorina F.).
Quando il processo di elaborazione psicoanalitica prosegue in modo corretto si creano nuove configurazioni stabili come l’autostima e la formazione di un ideale.
Man mano che gli investimenti narcisistici vengono rimossi terapeuticamente, essi vanno ad incrementare l’interesse sublimatorio al punto che un hobby insignificante può diventare una vera e propria attività soddisfacente e l’approvazione pubblica diventerà un sostegno all’autostima del paziente.
Portiamo l’esempio del signor E. che nella prima fase dell’esperienza psicoanalitica non riusciva a svolgere le attività artistiche, ma successivamente inizia ad avere attività sublimatorie nell’intervallo del fine settimana in cui rimaneva separato dalle sedute psicoanalitiche. Nato prematuro, viene messo in incubatrice; successivamente portato a casa non viene toccato dai genitori. Sua madre, dopo una malattia, muore quando il paziente aveva sedici anni.
Nella tarda infanzia il paziente si esibiva nelle sue prodezze sull’altalena, ma la madre non rispose empaticamente e con il dovuto sostegno; fu da allora che il bambino iniziò pericolose attività voyeristiche nel bagno di una fiera pubblica come risposta ai suoi desideri esibizionistici.
Con questa perversione, egli esprimeva bisogni arcaici nell’ambito di istanze esibizionistiche frustrate e le attività artistiche gli fornirono una certa visibilità, utile al suo bisogno di contatto alla luce della sua storia nella primissima infanzia.
Il lavoro sublimatorio che trovò un forte slancio negli ultimi anni del suo trattamento analitico non fu soltanto un modo di risolvere i suoi bisogni di contatto e fusione ma divenne una grande fonte di riconoscimento sociale ed economico.
Lo stretto collegamento tra bisogni di contatto frustrati e il desiderio di fusione - che si trasformò successivamente in una modalità di grande sensibilità verso il mondo intero - è un fenomeno che possiamo osservare in molti poeti: John Keats aveva la tendenza ad identificarsi con oggetti inanimati (palle da biliardo). A ciò era associata una profonda e sensibile capacità di comprensione delle cose che si manteneva attiva solo se gli arrivava il calore degli amici.
Il poeta con il suo identificarsi con la palla da biliardo testimoniava la natura narcisistica del suo rapporto creativo con l’ambiente.
Un certo potenziale creativo rientra nella vita di molte persone in cui, problematiche intellettuali ed artistiche irrisolte sono causa di uno squilibrio narcisistico che trovano a loro volta sollievo anche attraverso semplici attività come le parole crociate o lo spostamento di un mobile in una stanza.
Alcune personalità creative durante momenti d’intensa produzione artistica hanno un forte bisogno  di  una relazione empatica.
Tale bisogno è particolarmente intenso tanto più le scoperte conducono in ambiti nuovi ed inesplorati.
Questo sembrerebbe attribuibile al fatto che l’atto creativo porta con se l’isolamento.
Questo se da una parte è esaltante dall’altra costituisce anche un’esperienza terrifica in quanto verrebbe a rappresentare il trauma infantile di essere abbandonato.
In una simile situazione può capitare che anche il genio elegga una persona del suo ambiente ad oggetto onnipotente con cui fondersi.
Questo lascia intravedere un Sé creativo in espansione che ha bisogno di trarre forza da un oggetto idealizzato.
Fliess fu per Freud l’oggetto di traslazione narcisistica durante la sua produzione letteraria più importante ed egli rinunciò al senso illusorio della grandezza di Fliess, quando terminò il suo compito creativo.
Alla Creatività degli analisti Kohut dedica un’attenzione speciale.
Egli afferma che al termine di un’analisi didattica, la trasformazione delle posizioni narcisistiche può apportare non solo una maggiore capacità empatica ma anche un’accresciuta attività ricca di spunti di autentica creatività.
Questa creatività sembra scaturire dal bisogno incessante di indagare su certe aree psicologiche non elaborate nell’analisi personale; nasce quindi il bisogno di superare l’empasse attraverso una nuova analisi.
Ma se il lavoro analitico è incompleto a causa della scienza psicoanalitica che non è progredita, questo stesso fattore diventa lo stimolo che conduce ad altre ricerche. Tuttavia ciò avviene se l’incompletezza dell’analisi didattica è riconosciuta dal ricercatore.
“Proprio come in altre attività scientifiche, la creatività degli analisti è risvegliata da molti stimoli e alimentata da altre fonti, tra cui i conflitti patogeni del ricercatore.” (…) “Io credo che la vera creatività psicoanalitica possa essere motivata dal bisogno imperioso di indagare su certe aeree psicologiche che non sono state completamente chiarite nell’analisi personale” (Kohut, 1971, p. 306).
Per alcuni analisti potenzialmente creativi, gli aspetti irrisolti di una traslazione narcisistica può, durante o al termine, essere spostata su Freud come imago paterna; a riguardo la paura della perdita di fusione narcisistica con l’immagine del padre può innescare sentimenti controfobici di ribellione che in ultima analisi determineranno un forte senso critico della sua opera.
Conseguenza sterile può essere un’incessante polemica teorica che non è sostituita da un contributo positivo finalizzato all’ampliamento della nostra conoscenza psicologica dell’uomo.
Quando invece l’analizzando sta evolvendo verso lo scioglimento del proprio legame narcisistico traslativo con l’analista si possono manifestare attività creative libere da qualsiasi funzione difensiva da parte dell’Io.
Esse costituiscono di frequente vere e proprie riattivazioni di tentativi creativi che risalgono alla latenza  e alla adolescenza.
Kohut cita l’esempio del signor P., un giovane uomo che in prossimità della fine della sua analisi inizia a scrivere racconti brevi e molto interessanti: essi erano imperniati su tematiche di un adolescente pieno di senso di solitudine, senso di estraniamento dal mondo e con attività sessuali alquanto grossolane; è alla ricerca di un amico da cui essere protetto rispetto a tutto ciò.
Tralasciando il significato specifico di fronteggiare nella sua analisi il pericolo della perdita superegoica, quello che è più interessante è il rapporto tra questi racconti e l’elaborazione di problemi simili che si manifestarono in un “sogno bagnato” fatto più di vent’anni prima e che accompagnò la prima polluzione notturna:
“nel sogno il paziente contemplava un paesaggio di grande bellezza e pace…prati ondulanti e ruscelli serpeggianti in cui l’acqua scorreva gaia riflettendo il blu di un cielo senza nuvole. Piccoli gruppi di alberi circondavano le abitazioni di uno stile rustico ed anche se non c’era nessuno vi erano numerose tracce di vita: mucche che pascolavano e pecore bianche che spiccavano nel verde dei prati. Improvvisamente la pace veniva turbata da un rombo lontano. Il paziente alzava lo sguardo e scopriva che il paesaggio da lui contemplato era una vallata ai piedi di un’alta diga. Il rombo minaccioso sembrava provenire da lì e improvvisamente il paziente notava delle fessure profonde nella diga. Tutti i colori del paesaggio mutavano in maniera percettibile ma significativa. Il blu del cielo e dell’acqua diventava nerastro. Il verde dell’erba cambiava in un verde acceso e innaturale e gli alberi sembravano più scuri. Le fenditure nella diga si allargavano e poi tutto ad un tratto un vortice di acqua brutta, brutta e distruttiva ne usciva fuori, inondando la campagna con tutta la sua bellezza , spazzando  via gli alberi, le case e gli animali. L’ultima impressione indimenticabile che il paziente ebbe prima di svegliarsi inorridito fu la vista del bianco delle pecore che si mutava nel bianco dei cavalloni vorticosi che avviluppavano tutto”.
Tralasciando il significato complesso presente in tutto il sogno possiamo dire che esso esprimeva l’esperienza del disturbo narcisistico racchiuso nella sua beatitudine (il paesaggio è il simbolo del corpo del paziente); disturbo causato dall’irrompere di elementi sadici sessuali che sfociavano nella polluzione.
Come si diceva prima, le trasformazioni delle tensioni narcisistiche liberarono l’Io artistico che poté iniziare ad investire oggetti-Se di natura più elevata con la produzione di racconti brevi .
Considerando che possono esserci delle eccezioni, possiamo considerare che molte creazioni artistiche che emergono nella fase finale dell’analisi, sono il risultato delle trasformazioni di vecchie istanze narcisistiche patogene.

Umorismo e Saggezza.
Kohut ritiene che il senso umoristico autentico sia un altro risultato delle trasformazioni delle istanze narcisistiche arcaiche e patogene che avviene nel corso del trattamento psicoanalitico.
Ma ancor di più l’umorismo accompagna e completa il rafforzamento dei valori ed ideali.
Bisogna valutare se l’attaccamento ai valori ed ideali è spontaneo e autentico cioè lontano da una sorta di fanatismo e quindi accompagnato da un senso delle proporzioni e soprattutto che le istanze narcisistiche sono neutralizzate ed inibite alla meta. In altre parole sarebbe da accertare clinicamente, il ridimensionamento delle fantasie grandiose e l’abbandono di modalità perfezioniste che fanno emergere un misto equilibrato di ideali e senso dell’umorismo.
L’Io del paziente diventa capace di vedere adesso in proporzioni realistiche le ispirazioni del Sé grandioso infantile e soprattutto di sorridere e divertirsi su quelle configurazioni con ritrovato senso di libertà.
Il commento della sig.na F ne è una prova: “Credo che il crimine che lei ha commesso e per cui non può esservi perdono, è che lei non è me”.  
La conquista della saggezza è una delle vette dello sviluppo umano non tanto e non solo per quanto attiene la trasformazione dei disturbi narcisistici ma in generale in qualsiasi crescita e trasformazione umana.
La saggezza acquisita durante il trattamento psicoanalitico consiste nel passaggio da una semplice informazione dei dati ad una maggiore e più profonda consapevolezza del funzionamento della propria mente. 
L’inizio di questo percorso che porta alla saggezza è contrassegnato, per il paziente, da una buona conoscenza di se stesso ma anche dell’analista; ma soprattutto dall’accettazione da parte del paziente di quel carattere passeggero che connota l’esistenza individuale.
Questo è il prerequisito che favorisce nel paziente il rafforzamento dell’autostima stante la consapevolezza dei propri limiti, conflitti inibizioni e tendenze alla grandiosità che possono permanere ma avvolte da una buona dose di consapevolezza.

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Jaspers, K., (1913), Psicopatologia gnereale. Pensiero Scientifico, Roma, 1963.




[1] Imago inconscia del padre. Nella nevrosi, a differenza dei disturbi più gravi (narcisistici) ciò avviene in quanto il paziente ha già formato la struttura Superegoica sulla base delle relazioni reali vissute con i genitori.

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