(articolo redatto da: Alessia D'Alterio; Antonietta Madia)
Alcuni concetti chiave:
Amore oggettuale: c’è differenza tra le dinamiche oggettuali e quelle narcisistiche.
La personalità si forma mediante l’interiorizzazione della libido narcisistica
investita sull’oggetto-sé. La libido narcisistica svolge un ruolo anche nei
rapporti oggettuali ed è un carburante per molte attività socioculturali come
la creatività. Un esempio della differenza tra amore narcisistico e oggettuale
riguarda il caso emblematico della personalità dipendente, la quale non ricerca
l’oggetto della sua dipendenza in quanto tale ma per le funzioni che essa
svolge e che non è in grado di adempiere in quanto non si è stabilita una
sufficiente struttura superegoica. Gli oggetti ricercati in questo caso non
sono dunque né desiderati, né riconosciuti come oggetti in senso pulsionale
(ovverosia investiti di libido in sé), bensì essi sono necessari in quanto
pezzi del Sé dell’individuo non interiorizzati. I disturbi narcisistici possono
essere molto precoci e rivelare una debolezza strutturale massiva, possono
riguardare il periodo pre-edipico interferendo con lo sviluppo della struttura
di neutralizzazione (Io), o edipici configurandosi sottoforma di una struttura
superegoica carente e alla ricerca continua di oggetti esterni di validazione.
Traslazione idealizzante: si parla di traslazione idealizzante in relazione alla
perfezione narcisistica totale dell’oggetto-sé arcaico onnipotente e
idealizzato e alla sua riattivazione nel contesto analitico. Lo sviluppo
psichico non si esaurisce nell’investimento mediante pulsioni: la mente tende a
sovrapporre esperienze analoghe di oggetto-sé riattivate nel transfert e le
idealizzazioni lasciano un’impronta duratura nella personalità.
Io-Sè: una delle maggiori
innovazioni teoriche introdotte da Kohut riguarda una differenziazione tra le
strutture già note dal lavoro metapsicologico di Freud nella seconda topica e
la definizione di un nuovo concetto: il Sé. I due vertici di osservazione
psicoanalitici dell’evoluzione psichica non sono alternativi, bensì possono
essere considerati in maniera parallela anche se gerarchica. Mentre
l’evoluzione dello sviluppo funzionale dell’Io è conseguente a quello del Sé,
non si può dire il contrario, in quanto il Sé costituisce una costellazione
psicologica organizzata di base che determina in maniera drammatica qualsiasi
tipo di esito successivo, anche pulsionale. La focalizzazione analitica
dall’aspetto pulsionale a quello narcisistico vira anche l’attenzione
dell’osservatore o studioso in senso sociologico: i tempi sono cambiati e ciò a
cui assistiamo nella clinica non è più l’Uomo colpevole freudiano che punta
alla soddisfazione pulsionale, bensì l’Uomo tragico volto disperatamente alla
ricerca e alla realizzazione del proprio Sé.
Nevrosi di traslazione: riguarda la lotta tra
le pulsioni infantili e le forze interne che vi si oppongono. In questa
circostanza l’analista come figura di traslazione, non è sperimentato
nell’ottica di un rapporto interpersonale, bensì come portatore di strutture
endopsichiche inconsce (ricordi inconsci) dell’analizzando (Es.: un paziente
racconta di non aver pagato il biglietto dell’autobus per arrivare in seduta.
Egli nota che il volto dell’analista è serio mentre lo saluta. In questo caso
l’analista come figura di traslazione è un’espressione del Super-io[1]
inconscio dell’analizzando).
Sé grandioso: nella
concezione dello sviluppo psichico kohutiana, il narcisismo assume valore
centrale. Il Sé grandioso è definito contemporaneamente all’IPI come struttura
arcaica di quello che sarà poi il Sé maturo. Il rapporto con l’ambiente reale
(la madre) determinerà pertanto gli esiti di quello che è stato precedentemente
definito da Freud (1914) narcisismo primario. La possibilità del bambino di
concentrare su se stesso tutta la perfezione e il potere, consentirà lo
sviluppo di un livello libidico narcisistico adeguato allo sviluppo di un Sé
vitale e coeso e, in definitiva, di una personalità integra e sana.
Empatia: Capacità di porsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro. Con questo termine si suole rendere in italiano quello tedesco di Einfuhlung. In estetica, il termine indica un tipo di percezione vissuta antropomorficamente di fronte a oggetti: una colonna sottile che regge un grosso capitello può suscitare un senso di disagio, di squilibrio, di sforzo. Questi fenomeni sono stati studiati da T. Lipps (1903) come emozioni estetiche. L’empatia è la capacità di comprendere a pieno lo stato d'animo altrui, sia che si tratti di gioia, che di dolore. Empatia significa sentire dentro ed è una capacità che fa parte dell’esperienza umana ed animale. Si tratta di un forte legame interpersonale e di un potente mezzo di cambiamento. Il concetto può prestarsi al facile riduttivismo mettersi nei panni dell’altro, mentre invece significa andare non solo verso l’altro, ma anche portare questi nel proprio mondo. Essa rappresenta, inoltre la capacità di un individuo di comprendere in modo immediato i pensieri e gli stati d'animo di un’altra persona. L’empatia è dunque un processo: essere con l’altro. L’empatia costituisce un modo di comunicare nel quale il ricevente mette in secondo piano il suo modo di percepire la realtà per cercare di far risaltare in sé stesso le esperienze e le percezioni dell’interlocutore. È una forma molto profonda di comprensione dell’altro perché si tratta d’immedesimazione negli altrui sentimenti. Ci si sposta da un atteggiamento di mera osservazione esterna (di come l’altro appare all’immaginazione) al come invece si sente interiormente (con quell'esperienza di vita, con quelle origini, cercando di guardare attraverso i suoi occhi).
Traslazione narcisistica: in maniera differente
rispetto alla traslazione nevrotica in questo caso l’analista non funge da
schermo per la proiezione della struttura interna dell’analizzando come avviene
di norma nelle nevrosi, bensì egli diventa una “continuazione diretta di una realtà primitiva che era troppo distante,
troppo rifiutante o troppo instabile per essere trasformata in una solida
struttura psicologica” (Kohut, 1959, p. 17). Ovverosia rimette in moto lo
sviluppo narcisistico del Sé del paziente, dal livello in cui esso è rimasto bloccato.
Una differenza che si osserva nei pazienti con problematiche principalmente
narcisistiche rispetto ai pazienti nevrotici – o anche nei pazienti nevrotici
stessi che ad ogni modo secondo Kohut devono essere trattati secondo le
innovazioni scientifiche della Psicologia del Sé –, è possibile differenziare
la qualità conflittuale nevrotica rispetto a quella narcisistica della tematica
presentata in analisi mediante il tipo di angoscia manifestata. Quando questa
concerne un fatto preciso, delimitato e concreto, essa è manifestazione di
nevrosi, mentre quando l’angoscia è diffusa, ciò è indicatore di una maggiore
compromissione patologica che riguarda la coesione di base del Sé, e spesso la
sensazione che si ha all’ascolto di questi pazienti è di senso di soffocamento
e noia.
Kohut fornisce una
panoramica rispetto agli effetti specifici e aspecifici dell’elaborazione della
traslazione narcisistica.
Il cambiamento
aspecifico più importante riguarda la maggiore capacità di amore oggettuale.
I fattori specifici invece
riguardano tutti strettamente l’ambito del narcisismo (empatia, creatività,
saggezza e umorismo).
Accrescimento ed espansione dell’amore
oggettuale
1) Costituisce una mobilitazione
libidica secondaria resa possibile in conseguenza della riattivazione dei
legami affettivi che erano precedentemente inaccessibili a causa del muro
regressivo del narcisismo.
Il Sé si apre al mondo esterno ed esce dall’isolamento in virtù della
maggiore libido idealizzante ora disponibile a depositarsi sugli oggetti.
2) L’accresciuta
capacità di amore oggettuale del paziente narcisista è collegata anche in
maniera diretta all’elaborazione
dell’area primaria della psicopatologia, ovverosia del narcisismo. Gli
investimenti oggettuali sono più profondi a livello emotivo rispetto a quanto
lo fossero in precedenza. L’investimento oggettuale, se non era già presente in
precedenza verrà mobilitato dall’analisi.
L’investimento libidico
oggettuale è facilitato dalla maggiore libido idealizzante resa disponibile
dall’elaborazione del narcisismo.
Tale genere di progresso
deriva dall’elaborazione sistematica della traslazione idealizzante.
Il risultato del
maggiore investimento oggettuale con cariche idealizzanti, produce una maggiore
intensità nell’esperienza erotica del paziente sia che essa riguardi la
relazione amorosa con un altro essere umano, che la devozione ai suoi impegni e
doveri.
Ora sarà possibile
gestire in maniera più equilibrata le cariche libidiche: la componente
narcisistica dell’amore totale è relativa, essa contribuirà all’esperienza
d’amore del soggetto, ma gli investimenti libidici centrali mobilitati saranno
di tipo oggettuale.
La maggiore
disponibilità degli investimenti oggettuali non indica comunque che il
narcisismo messo in moto dalla situazione analitica (libido sul Sé) si sia
trasformato completamente di fatto in amore oggettuale, tutt’al più questa
maturazione è dovuta alla libido oggettuale che era già presente, ma che era
stata rimossa.
Questo tipo di configurazione
riguarda il risultato terapeutico dei settori definiti da Kohut di “psicopatologia
secondaria” ovverosia la nevrosi di traslazione, in un paziente che soffre in
via primaria di un disordine narcisistico della personalità.
Kohut ribadisce il
doppio registro già delineato in precedenza rispetto alla metapsicologia e
quindi alle possibilità di cura: da un lato c’è la condizione narcisistica e le
vicende del Sé, dall’altro l’Io e il destino delle sue strutture.
L’attenzione alla
questione narcisistica tuttavia è centrale e fondamentale e deve essere,
secondo Kohut (1971, 1977), prioritaria rispetto alla considerazione dei
conflitti pulsionali, in quanto i benefici dell’analisi delle problematiche
narcisistiche determinano anche, in conseguenza, il buon esito della
strutturazione delle funzioni dell’Io.
La possibilità di amore
oggettuale, passa attraverso l’investimento libidico del Sé e la sua coesione.
Un sé coeso può investire gli oggetti libidici delle proprie pulsioni, mentre
un Sé non integro o frammentato, blocca le proprie capacità di investimento ad
un livello tale che i moti oggettuali pulsionali saranno preclusi o immaturi.
3) Un risultato
aspecifico dell’analisi sistematica del narcisismo è anche l’accresciuta
capacità di amore oggettuale dovuta alla maggiore
forza del Sé, ovverosia alla maggiore coesione e delimitazione dei confini
del Sé al di là dei suoi investimenti. Così come l’Io accresce la sua capacità
di gestire una varietà di compiti professionali alla maggiore coesione del Sé,
l’Io diventa centro esecutore della maggiore capacità di amore oggettuale. Dice
Kohut (1971, p. 286): “Quanto più sicura è una persona riguardo alla
possibilità di essere accettata, quanto più certo è il suo senso di chi egli
sia, e quanto più interiorizzato è il suo sistema di valori, tanto più egli
riuscirà ad offrire il suo amore con fiducia e in maniera efficace (a estendere
cioè i suoi investimenti libidico-oggettuali) senza un’indebita paura di essere
rifiutato e umiliato”.
Sviluppi progressivi e integrativi dell’ambito
narcisistico
Kohut si riferisce ai
risultati del trattamento psicoanalitico dei disturbi narcisistici affermando
che è in quest’ambito che avvengono i risultati più significativi e
determinanti. Essi riguardano:
1)
L’imago parentale idealizzata che viene integrata nelle strutture dell’Io e del Super-io: a) man
mano che gli aspetti pre-edipici precoci arcaici sono abbandonati vengono
interiorizzati in forma neutralizzata e diventano parte della struttura dell’Io
che resta adibita a tali funzioni (neutralizzazione, controllo e incanalamento).
Il paziente infatti inizialmente è in grado di svolgere queste funzioni solo se
si sente fuso e unito all’analista idealizzato; b) gli aspetti preedipici tardi
ed edipici dell’imago parentale idealizzata vengono quindi abbandonati,
interiorizzati e depositati nel Super-io. Il Super-io diventa una fonte di
comando e guida interna, di approvazione stimolante, di maggiore integrazione
dell’Io e dell’omeostasi narcisistica, che il paziente in precedenza godeva
solo se si sentiva legato all’analista idealizzato e corrisposto.
2)
Il
Sé grandioso che produce
un’integrazione sia della grandiosità infantile che della libido esibizionistica arcaica: a) la prima viene integrata nelle ambizioni e negli scopi della personalità
conferendo vigore ai moti maturi della personalità e sensazione di avere
diritto al successo. Questo sentire da conquistatore (Freud 1917, p. 14; 1953,
p. 29) è un derivato addomesticato dell’assolutismo solipsistico della psiche
infantile; b) la seconda viene anch’essa neutralizzata dalle mete infantili di
soddisfacimento per fluire nelle mete adattate e socialmente importanti della
realtà adulta. L’esibizionismo che era causa di vergogna diventa fonte di autostima e di piacere sintonico
all’Io.
3)
L’elaborazione
della traslazione narcisistica è dunque
una conquista che riguarda la personalità totale, ma dipende dalla
mobilitazione delle posizioni narcisistiche arcaiche.
Empatia
E’ descritta da Kohut
come una modalità conoscitiva adatta alla percezione di configurazioni
psicologiche complesse.
L’Io utilizza l’empatia
quando deve raccogliere dati psicologici, mentre usa modalità non empatiche per
raccogliere dati di differente natura, ovverosia non inerenti la vita interiore
dell’uomo (vedi Freud 1915c per differenza tra campo psicologico e non
psicologico). Ci sono diversi tipi di disturbi che riguardano l’uso
dell’empatia alcuni più gravi, altri minori.
I disturbi gravi
dell’empatia sono distinti da Kohut in due gruppi:
1)
Uso improprio dell’empatia
nell’osservazione di aree esterne al campo dei dati psicologici complessi. Utilizzare l’empatia
per osservare dati non psicologici porta ad una percezione erronea della
realtà, prerazionale, animistica, manifestazione di infantilismo percettivo e
conoscitivo. Anche nella psicologia scientifica l’empatia non conduce da sola
alla spiegazione dei dati psicologici. Bisogna analizzare le interconnessioni
causali in termini lontani dall’osservazione (Hartmann, 1927). Se l’empatia si
espandesse dalla raccolta di dati alla fase esplicativa della psicologia
scientifica – definita verstehend
ovvero comprensiva (Dilthey, 1924; Jaspers, 1913) e non erklärend cioè esplicativa – ciò equivarrebbe a una regressione
sentimentaleggiante alla soggettività ovverosia un infantilismo conoscitivo
nell’ambito delle attività scientifiche umane.
2)
Uso improprio
dell’empatia nell’osservazione di aree riguardanti il campo dei dati
psicologici complessi. Non utilizzando l’empatia in questi casi la realtà
psicologica viene letta in senso meccanicistico ed inanimato. In questa
categoria cadono i difetti più gravi dell’empatia ovvero quelli di natura
primaria, dovuti a fissazioni o regressioni narcisistiche, nell’area degli
stadi arcaici dello sviluppo del Sé. Quest’ultimo genere di mancanza di empatia
è ricondotto da Kohut a disturbi precoci del rapporto madre-bambino, dovuti a
freddezza emotiva della madre o insensibilità congenita del bambino o ancora,
mancanza di coerenza nel rapporto. Questo tipo di problematica porta anche al
fallimento nell’istaurarsi dell’imago parentale idealizzata, al blocco delle
prime fasi di relazione empatica tra madre e bambino e all’iperinvestimento
degli stadi primitivi del Sé corporeo (autoerotico) e del Sé grandioso,
anch’esso bloccato per carenza delle necessarie risposte di ammirazione da
parte della madre.
Ci sono poi una serie di disturbi minori o secondari dell’empatia. Kohut fa l’esempio dell’incapacità
da parte di allievi in fase di training psicoanalitico di essere empatici nei
confronti dei loro pazienti. Questa mancanza di empatia si configura come un’inibizione
difensiva ed è una formazione reattiva contro la percezione animistica del
mondo che viene rimossa oppure più frequentemente isolata e scissa. Secondo
Kohut essa, ed è tipica delle personalità ossessive.
Risposte emotive e soggettive ai sentimenti
altrui e valutazione oggettiva ovvero scientifica dei dati psicologici. L’empatia
è a volte considerata simile all’intuizione,
ciò porta a stabilire un illegittimo contrasto tra risposte emotive e
soggettive ai sentimenti altrui e valutazione oggettiva. L’intuizione tuttavia
non è strettamente correlata all’empatia: essa riguarda una serie di operazioni
che vengono svolte molto velocemente da un medico, così come da come un
computer che vaglia in breve tempo diverse combinazioni; tuttavia essa si
differenzia dai giudizi non intuitivi soltanto per la sua velocità. La
psicoanalisi ha consentito di utilizzare l’empatia intuitiva degli artisti e
dei poeti nel campo della ricerca scientifica. Tuttavia lo psicoanalista deve
essere capace di comprensione empatica così come di abbandonare tale tipo di
comprensione, questo tipo di capacità di oscillazione tra le due posizioni
consente di raccogliere i dati psicologici utili e di poterli poi analizzare
per spiegarli. Questo tipo di oscillazione rispecchia la configurazione pratica/teoria: c’è bisogno di insight e
dell’ampiezza dell’esperienza emotiva umana così come del lavoro teorico.
Un compito specifico dell’analisi didattica è
pertanto quello di sciogliere le posizioni narcisistiche dell’analizzando nei
settori legati alle capacità empatiche, fino a raggiungere un dominio dell’Io
per il quale egli ha acquisito la capacità autonoma di adoperare o abbandonare
la posizione empatica a seconda delle esigenze professionali.
La capacità empatica aumenta in conseguenza alla
mobilitazione del narcisismo arcaico congelato, mentre diminuisce la capacità
intuitiva che è una sostituzione del desiderio di onniscienza e del pensiero
magico con la logica. La possibilità di abbandonare il dominio dell’intuizione
implica la possibilità di sopportare i ritardi imposti dall’osservazione
attenta dei dati. Eccezione a questo processo riguarda le personalità che
avevano opposto forti formazioni reattive contro il pensiero magico e la
propria onniscienza (due caratteristiche tipiche del narcisismo arcaico): esse
diverranno maggiormente razionali ma più veloci, e si baseranno maggiormente
sul preconscio invece di elaborare lungamente e faticosamente i dati.
La mobilitazione del narcisismo arcaico
determina comunque una espansione delle capacità empatiche che è sempre
autentica: per quanto riguarda l’oggetto idealizzato, esso aumenta l’empatia
nei confronti degli altri, nel caso del Sé grandioso, soprattutto l’empatia nei
confronti di sé stessi.
Questo obiettivo dell’analisi può essere oggetto
di resistenze che bloccano il progresso analitico oppure lo capovolgono
contemporaneamente una volta che esso è stato raggiunto.
Come illustrato da Kohut nel cap. 11, ci sono
varie resistenze che si oppongono allo sviluppo dell’empatia nel corso della
sua acquisizione. Tali resistenze possono presentarsi allo stesso modo nella
situazione analitica.
Nel caso in cui il disturbo empatico è legato ad una mancanza di empatia nei genitori
(essa è difettosa o inattendibile) il bambino cerca espedienti per tenere gli
altri a distanza in modo da proteggersi dalla delusione di non essere compreso
o ricevere risposte adeguate (vedi cap. 1 su personalità schizoide). In questo
caso particolare la psiche del paziente si sentirà esposta a due tipi di
pericoli:
1)
oltre
al piacere il paziente avvertirà una sensazione spiacevole di eccitamento e
stimolazione, seguito da un’angoscia suscitata dal timore di fusione regressiva che può manifestarsi sotto forma di
illusione temporanea di identità corporea e porta al tentativo di contenere o
scaricare le tensioni sessualizzandole in maniera grossolana (vedi cap. 8 su
stati traumatici).
2)
Si
determinano resistenze legate a paure di
passività, specialmente per gli uomini come rischio di sottomissione.
Queste paure nascono
dalla comprensione che l’analista è un essere umano capace di reagire con
emozioni ed empatia all’analizzando.
La protezione dell’isolamento
narcisistico e il pericolo che comporta rinunciare a questa sicurezza vengono
descritti da Kohut nel sogno del signor Q. Questo paziente aveva perso la madre
nella prima infanzia e a seguire anche altre figure materne.
“Sognò che era solo in casa e che guardava fuori dalla
finestra; accanto a sé aveva il suo equipaggiamento da pesca. Attraverso la
finestra vedeva numerosi bei pesci, grandi e piccoli, che nuotavano
tutt’intorno, e provava il desiderio di andare a pescare. Si rendeva conto però
che la sua casa era in fondo al lago e che non appena avesse aperto la finestra
per pescare, l’intero lago avrebbe invaso la casa e l’avrebbe sommerso” (Kohut,
1971, p. 295).
Altre resistenze possono
manifestarsi come rifiuto della
comprensione dell’analista che si suppone piena di condiscendenza: l’empatia accompagnata da un atteggiamento di cura
diretta attraverso la comprensione amorevole può essere autoritaria e noiosa
ovvero poggiare sulle irrisolte fantasie di onnipotenza dell’analista.
Seppure l’analista sia
attento all’uso dello strumento empatico utilizzandolo come forma di
comunicazione appropriata, il semplice fatto che il paziente acconsenta ad
essere compreso e corrisposto empaticamente lo lascia esposto alla paura
arcaica delle delusioni precoci. Egli può pertanto diventare sospettoso,
sentirsi manipolato dall’analista etc. Questi atteggiamenti paranoidi in genere durano poco e vengono risolti
nell’interpretazione genetica e dinamica. Qualunque sia l’esito delle
resistenze ad ogni modo un accrescimento delle capacità empatiche verso gli
altri e l’accettazione che anche gli
altri possano comprendere maggiormente sentimenti, desideri e bisogni si
può osservare con grande regolarità nei pazienti narcisisti.
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Creatività
Sostanzialmente Kohut
intende per creatività lo sbocco che si apre agli investimenti narcisistici che
vengono trasformati nel corso di un trattamento psicoanalitico.- investimenti narcisistici che prima del
trattamento psicoanalitico erano
congelati nell’area del Sé grandioso e dell’imago parentale idealizzata.
A riguardo, il primo
quesito che Kohut si pone è quale sia il parametro che ci porta ad individuare
quali siano le attività creative, se solo quelle artistiche o anche quelle
scientifiche.
Una prima netta
distinzione è quella di considerare la Scienza
come la scoperta di Formazioni già
preesistenti e l’Arte come
introduzione nel mondo di nuove configurazioni.
Ma questa
differenziazione non è poi così netta perché:
1)
Le
scoperte scientifiche non descrivono solamente fenomeni esistenti in quanto la
successiva operazione dello scienziato è quella di incanalare in una certa
direzione specifica lo sviluppo scientifico;
2)
Altresì
per il genio artistico che potrà determinare non solo un nuovo stile ma anche
la direzione in cui si svilupperà.
Ma dobbiamo tenere
presente anche:
1)
Che
la scienza si sarebbe potuta svolgere in una direzione diversa, da quella in
cui di fatto si è sviluppata - la nostra comune concezione scientifica è quella
di credere che la scienza può svilupparsi solo nel modo che di fatto
constatiamo ed in merito, gli scritti del fisico Alexander Koyrè ci dimostrano
i procedimenti artistici eseguiti nel campo della fisica;
2)
Allo
stesso modo non dobbiamo trascurare il fatto che alcune opere artistiche sono
il riflesso di qualcosa che è preesistente.
Ma se paragoniamo le
opere Artistiche e quelle Scientifiche all’interno di uno schema
oggettivo riserveremo l’attributo di
creatività solo a quelle artistiche; e solo in senso metaforico a quelle
scientifiche.
Ma se proviamo a passare
da un discorso generale ad uno più particolare che ci porta ad un confronto tra le due personalità prese in esame valuteremo che:
1)
La
personalità dell’artista (rispetto
allo scienziato) in linea generale, possiede investimenti narcisistici che tendono ad essere meno neutralizzati e la sua libido esibizionistica si sposta tra
sé e il suo prodotto investito
narcisisticamente con una fluidità maggiore che nello scienziato. Sempre in
linea generale, possiamo dire che un controllo rigido dell’esibizionismo di un
artista potrebbe interferire con la sua performance. D’altra parte invece l’emergere di istanze grandiose
ed esibizionistiche di un Sé grandioso
ed arcaico sarebbe un forte ostacolo ad
una corretta produzione scientifica.
A questo riguardo fa
riferimento l’esempio del rapporto epistolare tra Freud e Fliess, in cui
traspare l’esibizionismo giovanile di Freud e al contempo il controllo su ogni
sua spinta verso il compiacimento, attraverso il rifiuto a partecipare a feste
date in suo onore, o alla sua presa di distanza dal carattere magico ed ipocrita dei messaggi di
congratulazioni che gli giungevano.
L’esempio di Freud serve da
traccia per osservare la curva di sviluppo
di un grande scienziato: essa
sembrerebbe rivolta poco alla
stimolazione della propria persona,
limitandosi all’investimento libidico
neutralizzato ed inibito alla meta.
La differenza tra l’artista e lo scienziato diventa ancora
più evidente
quando osserviamo che un’opera artistica ultimata è intoccabile perché legata
strettamente alla personalità dell’autore; mentre se uno scienziato ha
formulato la sua teoria che
successivamente viene integrata o revisionata in parte da un altro scienziato
non vi sarebbero i margini d’infrazione proprio perché l’opera scientifica
porta in se un carattere di indipendenza dal suo ideatore.
Ma al di la di queste
considerazioni che hanno un carattere della generalità, è vero anche che ci
sono scoperte scientifiche che vengono fuori con il segno di una vera e propria
opera d’arte e altresì nel campo dell’arte ci sono capolavori compiuti da
anonimi che contraddicono l’affermazione in cui l’operatore è inestricabilmente
legato al suo creatore.
A paragone con lo
scienziato l’artista investe la sua opera con la libido narcisistica meno
neutralizzata e resta identificato con il suo prodotto.
Le attività artistiche e
scientifiche che vengono fuori durante il processo analitico di disordini narcisistici sono comunque fenomeni
analoghi e ricoprono un ruolo analogo nel processo psicoanalitico.
L’ondata di attività creative non di rado sopravviene come
misura di emergenza perché
l’Io deve fronteggiare la libido narcisistica precedentemente rimossa e quindi
ha breve durata (vedi Kohut - il caso della signorina F.).
Quando il processo di
elaborazione psicoanalitica prosegue in modo corretto si creano nuove
configurazioni stabili come l’autostima e la formazione di un ideale.
Man mano che gli
investimenti narcisistici vengono rimossi terapeuticamente, essi vanno ad
incrementare l’interesse sublimatorio al punto che un hobby insignificante può
diventare una vera e propria attività soddisfacente e l’approvazione pubblica
diventerà un sostegno all’autostima del paziente.
Portiamo l’esempio del
signor E. che nella prima fase dell’esperienza psicoanalitica non riusciva a
svolgere le attività artistiche, ma successivamente inizia ad avere attività
sublimatorie nell’intervallo del fine settimana in cui rimaneva separato dalle
sedute psicoanalitiche. Nato prematuro, viene messo in incubatrice;
successivamente portato a casa non viene toccato dai genitori. Sua madre, dopo
una malattia, muore quando il paziente aveva sedici anni.
Nella tarda infanzia il
paziente si esibiva nelle sue prodezze sull’altalena, ma la madre non rispose
empaticamente e con il dovuto sostegno; fu da allora che il bambino iniziò
pericolose attività voyeristiche nel bagno di una fiera pubblica come risposta
ai suoi desideri esibizionistici.
Con questa perversione,
egli esprimeva bisogni arcaici nell’ambito di istanze esibizionistiche
frustrate e le attività artistiche gli fornirono una certa visibilità, utile al
suo bisogno di contatto alla luce della sua storia nella primissima infanzia.
Il lavoro sublimatorio
che trovò un forte slancio negli ultimi anni del suo trattamento analitico non
fu soltanto un modo di risolvere i suoi bisogni di contatto e fusione ma
divenne una grande fonte di riconoscimento sociale ed economico.
Lo stretto collegamento
tra bisogni di contatto frustrati e il desiderio di fusione - che si trasformò
successivamente in una modalità di grande sensibilità verso il mondo intero - è
un fenomeno che possiamo osservare in molti poeti: John Keats aveva la tendenza
ad identificarsi con oggetti inanimati (palle da biliardo). A ciò era associata
una profonda e sensibile capacità di comprensione delle cose che si manteneva
attiva solo se gli arrivava il calore degli amici.
Il poeta con il suo
identificarsi con la palla da biliardo testimoniava la natura narcisistica del
suo rapporto creativo con l’ambiente.
Un certo potenziale
creativo rientra nella vita di molte persone in cui, problematiche
intellettuali ed artistiche irrisolte sono causa di uno squilibrio narcisistico
che trovano a loro volta sollievo anche attraverso semplici attività come le
parole crociate o lo spostamento di un mobile in una stanza.
Alcune personalità
creative durante momenti d’intensa produzione artistica hanno un forte
bisogno di una relazione empatica.
Tale bisogno è
particolarmente intenso tanto più le scoperte conducono in ambiti nuovi ed
inesplorati.
Questo sembrerebbe
attribuibile al fatto che l’atto creativo porta con se l’isolamento.
Questo se da una parte è
esaltante dall’altra costituisce anche un’esperienza terrifica in quanto
verrebbe a rappresentare il trauma infantile di essere abbandonato.
In una simile situazione
può capitare che anche il genio elegga una persona del suo ambiente ad oggetto
onnipotente con cui fondersi.
Questo lascia
intravedere un Sé creativo in espansione che ha bisogno di trarre forza da un
oggetto idealizzato.
Fliess fu per Freud
l’oggetto di traslazione narcisistica durante la sua produzione letteraria più
importante ed egli rinunciò al senso illusorio della grandezza di Fliess,
quando terminò il suo compito creativo.
Alla Creatività degli
analisti Kohut dedica un’attenzione speciale.
Egli afferma che al
termine di un’analisi didattica, la trasformazione delle posizioni
narcisistiche può apportare non solo una maggiore capacità empatica ma anche
un’accresciuta attività ricca di spunti di autentica creatività.
Questa creatività sembra
scaturire dal bisogno incessante di indagare su certe aree psicologiche non
elaborate nell’analisi personale; nasce quindi il bisogno di superare l’empasse
attraverso una nuova analisi.
Ma se il lavoro
analitico è incompleto a causa della scienza psicoanalitica che non è
progredita, questo stesso fattore diventa lo stimolo che conduce ad altre
ricerche. Tuttavia ciò avviene se l’incompletezza dell’analisi didattica è
riconosciuta dal ricercatore.
“Proprio come in altre
attività scientifiche, la creatività degli analisti è risvegliata da molti
stimoli e alimentata da altre fonti, tra cui i conflitti patogeni del
ricercatore.” (…) “Io credo che la vera creatività psicoanalitica possa essere
motivata dal bisogno imperioso di indagare su certe aeree psicologiche che non
sono state completamente chiarite nell’analisi personale” (Kohut, 1971, p.
306).
Per alcuni analisti potenzialmente creativi, gli aspetti irrisolti di una traslazione narcisistica può, durante o al termine, essere spostata su Freud come imago paterna; a riguardo la paura della perdita di fusione narcisistica
con l’immagine del padre può innescare sentimenti controfobici di ribellione
che in ultima analisi determineranno un forte senso critico della sua opera.
Conseguenza sterile può essere un’incessante polemica
teorica che non è sostituita da un contributo positivo finalizzato
all’ampliamento della nostra conoscenza psicologica dell’uomo.
Quando invece
l’analizzando sta evolvendo verso lo scioglimento del proprio legame
narcisistico traslativo con l’analista si possono manifestare attività creative
libere da qualsiasi funzione difensiva da parte dell’Io.
Esse costituiscono di
frequente vere e proprie riattivazioni di tentativi creativi che risalgono alla
latenza e alla adolescenza.
Kohut cita l’esempio del
signor P., un giovane uomo che in
prossimità della fine della sua analisi inizia a scrivere racconti brevi e
molto interessanti: essi erano imperniati su tematiche di un adolescente pieno
di senso di solitudine, senso di estraniamento dal mondo e con attività
sessuali alquanto grossolane; è alla ricerca di un amico da cui essere protetto
rispetto a tutto ciò.
Tralasciando il
significato specifico di fronteggiare nella sua analisi il pericolo della
perdita superegoica, quello che è più interessante è il rapporto tra questi
racconti e l’elaborazione di problemi simili che si manifestarono in un “sogno
bagnato” fatto più di vent’anni prima e che accompagnò la prima polluzione
notturna:
“nel sogno il paziente contemplava un paesaggio di grande
bellezza e pace…prati ondulanti e ruscelli serpeggianti in cui l’acqua scorreva
gaia riflettendo il blu di un cielo senza nuvole. Piccoli gruppi di alberi
circondavano le abitazioni di uno stile rustico ed anche se non c’era nessuno
vi erano numerose tracce di vita: mucche che pascolavano e pecore bianche che
spiccavano nel verde dei prati. Improvvisamente la pace veniva turbata da un rombo
lontano. Il paziente alzava lo sguardo e scopriva che il paesaggio da lui
contemplato era una vallata ai piedi di un’alta diga. Il rombo minaccioso
sembrava provenire da lì e improvvisamente il paziente notava delle fessure
profonde nella diga. Tutti i colori del paesaggio mutavano in maniera
percettibile ma significativa. Il blu del cielo e dell’acqua diventava
nerastro. Il verde dell’erba cambiava in un verde acceso e innaturale e gli
alberi sembravano più scuri. Le fenditure nella diga si allargavano e poi tutto
ad un tratto un vortice di acqua brutta, brutta e distruttiva ne usciva fuori,
inondando la campagna con tutta la sua bellezza , spazzando via gli alberi, le case e gli animali.
L’ultima impressione indimenticabile che il paziente ebbe prima di svegliarsi
inorridito fu la vista del bianco delle pecore che si mutava nel bianco dei
cavalloni vorticosi che avviluppavano tutto”.
Tralasciando il
significato complesso presente in tutto il sogno possiamo dire che esso
esprimeva l’esperienza del disturbo narcisistico racchiuso nella sua
beatitudine (il paesaggio è il simbolo del corpo del paziente); disturbo
causato dall’irrompere di elementi sadici sessuali che sfociavano nella
polluzione.
Come si diceva prima, le
trasformazioni delle tensioni narcisistiche liberarono l’Io artistico che poté
iniziare ad investire oggetti-Se di natura più elevata con la produzione di
racconti brevi .
Considerando che possono
esserci delle eccezioni, possiamo considerare
che molte creazioni artistiche che emergono nella fase finale dell’analisi,
sono il risultato delle trasformazioni
di vecchie istanze narcisistiche patogene.
Umorismo e Saggezza.
Kohut ritiene che il
senso umoristico autentico sia un altro risultato delle trasformazioni delle
istanze narcisistiche arcaiche e patogene che avviene nel corso del trattamento
psicoanalitico.
Ma ancor di più
l’umorismo accompagna e completa il rafforzamento dei valori ed ideali.
Bisogna valutare se
l’attaccamento ai valori ed ideali è spontaneo e autentico cioè lontano da una
sorta di fanatismo e quindi accompagnato da un senso delle proporzioni e
soprattutto che le istanze narcisistiche sono neutralizzate ed inibite alla
meta. In altre parole sarebbe da
accertare clinicamente, il ridimensionamento delle fantasie grandiose e l’abbandono
di modalità perfezioniste che fanno emergere un misto equilibrato di ideali e
senso dell’umorismo.
L’Io del paziente
diventa capace di vedere adesso in proporzioni realistiche le ispirazioni del
Sé grandioso infantile e soprattutto di sorridere e divertirsi su quelle
configurazioni con ritrovato senso di libertà.
Il commento della sig.na
F ne è una prova: “Credo che il crimine
che lei ha commesso e per cui non può esservi perdono, è che lei non è me”.
La
conquista della saggezza è una delle vette dello sviluppo umano non tanto e
non solo per quanto attiene la trasformazione dei disturbi narcisistici ma in
generale in qualsiasi crescita e trasformazione umana.
La saggezza acquisita
durante il trattamento psicoanalitico consiste nel passaggio da una semplice
informazione dei dati ad una maggiore e più profonda consapevolezza del
funzionamento della propria mente.
L’inizio di questo
percorso che porta alla saggezza è contrassegnato, per il paziente, da una
buona conoscenza di se stesso ma anche dell’analista; ma soprattutto
dall’accettazione da parte del paziente di quel carattere passeggero che
connota l’esistenza individuale.
Questo è il prerequisito che favorisce nel paziente il
rafforzamento dell’autostima stante
la consapevolezza dei propri limiti, conflitti inibizioni e tendenze alla
grandiosità che possono permanere ma avvolte da una buona dose di
consapevolezza.
Bibliografia
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Psychologie, in Gesammelte Schriften,
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Jaspers, K., (1913), Psicopatologia gnereale. Pensiero Scientifico, Roma, 1963.
Jaspers, K., (1913), Psicopatologia gnereale. Pensiero Scientifico, Roma, 1963.
[1] Imago inconscia del padre. Nella nevrosi, a differenza dei
disturbi più gravi (narcisistici) ciò avviene in quanto il paziente ha già
formato la struttura Superegoica sulla base delle relazioni reali vissute con i
genitori.